Qualche tempo fa sono andata a visitare il Consorzio Nazionale degli Apicoltori Conapi che di certo conoscerete dal nome del loro marchio più famoso, Mielizia, ottenuto dall’unione di due parole che camminano perfettamente a braccetto: Miele e Delizia. Conapi è una cooperativa nata nel 1979 che ad oggi conta la bellezza di 600 apicoltori, con 65.000 alveari sparsi in tutta Italia, capaci di produrre 2600 tonnellate di Miele, di cui il 40% Biologico.
Da sempre il mondo delle Api affascina l’uomo, specialmente i bambini. Amiamo il gusto del miele, ma anche questi piccoli insetti organizzati perfettamente in cui ogni ape ha un suo compito che svolge per il bene supremo della colonia a cui appartiene. Lodevole. Mentre l’apicoltore ci spiegava il loro modo di vivere, una delle informazioni che ci ha dato, ovvero che le api di un alveare hanno la metà dei neuroni esistenti nel cervello di un uomo, mi ha fatto pensare che forse, l’altra metà che abbiamo in più, ci ha fatto dimenticare che siamo tutti uno.
L’amore e l’ammirazione con cui l’apicoltore Diego Pagani, nonché presidente di Conapi, ci ha descritto il mondo delle api, rispondendo alle nostre tante domande, mi ha fatto capire quanto rispetto serva per lavorare con questi super organismi.
“Un’ape non si addomestica, un’ape non si può comandare, io posso solo mettere un alveare nelle condizioni di produrre più miele di quanto gli serva”.
Nonostante non siano addomesticabili api e uomini vivono in relazione da millenni, e da questa unione ci regalano l’uso e il consumo di miele, cera, propoli e polline. L’importanza delle api non è dovuta però solo ai loro prodotti, ma alla loro funzione indispensabile per la sopravvivenza della biodiversità. Le api impollinano il 70% di tutte le piante, questo vuol dire che senza di loro, molte piante smetterebbero di avere il loro ciclo vitale, e quindi di esistere. Chi lavora con le api, le ama e le rispetta anche per questo, e il passaggio successivo è la necessità di proteggerle. Ecco perché Conapi, insieme al Centro Agricoltura Ambiente G. Nicoli, propone un progetto per insegnare come liberarci da insetti indesiderati senza l’utilizzo di quelle sostanze tossiche e di quei veleni che provocano la morte di molti altri insetti, tra cui le api.
La visita dell’azienda è iniziata con una super carica data dalla degustazione di Mieli. Era la prima volta, e a dire il vero non avevo mai pensato che venisse fatta, quindi è stata davvero un’esperienza sorprendente. Esistono tanti mieli quanti sono i fiori, e l’abilità degli apicoltori sta nell’accompagnare le api nelle zone in cui si prevedono le fioriture. Così nascono i Mieli di Acacia, di Arancio, di Coriandolo, di Eucalipto per dirne solo alcuni, Mieli monoflora che per essere definiti tali devono contenere una determinata percentuale di nettare di quella specifica fioritura, ad esempio per essere un miele di Acacia questo deve derivare per almeno il 20% dal nettare di acacia. Se non raggiungono quelle percentuali, il miele sarà un classico millefiori.
Durante la degustazione ho imparato a sentire la differenza tra il profumo di un miele ed il suo gusto, e a notare come possa essere diverso al palato un miele cristallizzato da un miele liquido. Mielizia non pastorizza i Mieli, e un’informazione preziosa che ho imparato è quella di sciogliere il miele solo in bevande tiepide, quindi non calde come ho spesso fatto, dato che così facendo vanno a perdersi importanti proprietà del miele stesso.
Dalla degustazione, che pensavo terminasse con la mia solita preferenza verso il miele d’arancio, ho scoperto un miele supermegastratosferico che è il miele di bosco. Questo è un miele liquido, ambrato intenso con un profumo fruttato che ricorda però anche il pepe nero. Il suo sapore ricorda il rabarbaro e la carruba e ha una consistenza al palato quasi setosa. È l’unico miele che non deriva dal nettare ma dalla melata. Me ne sono innamorata e già lo pregustavo con dei formaggi, e siccome pensiero è creazione, ho avuto modo, durante il pranzo, di assaggiarlo sopra ad un pecorino, subito dopo aver finito un risotto notevole con Roquefort e polline.
Un’altra esperienza bellissima è stata la smielatura. Elisabetta Tedeschi ci ha fatto vedere come si estrae il miele dai favi. Con un coltello si toglie la prima parte di Cera, che le api usano per chiudere le singole cellette. E poi si mettono in delle centrifughe che estraggono il miele lasciando i favi vuoti. Su tutti i brodi dei favi si vede la propoli che è un mix di cera, resine, sostanze balsamiche e materie organiche come i flavonoidi che le api usano per rendere asettico il loro alveare.
Abbiamo poi visitato lo stabilimento, che ha un processo produttivo davvero brevissimo. Beh… non proprio così breve 🙂
Se vi ho fatto venire voglia di scoprire qualcosa in più sulle api, ho pubblicato alcuni video sulla mia pagina Facebook, in cui si vede la smielatura e una parte della spiegazione dell’apicoltore sulla vita delle api. Se avete bambini, e siete vicini a Monterenzio (BO) vi consiglio di prenotare una visita guidata al parco delle api. È un’occasione meravigliosa per insegnare il mondo delle api ai bambini. Seguite Mielizia sui loro social (sono presenti su Facebooh, Twitter e Instagram) per avere informazioni su tutte le attività che organizzano e tanti altri suggerimenti, ricette e notizie dal mondo del Miele.
Post offerto da Mielizia
bELLISSIMO, MI PIACEREBBE MOLTO VISITARE IL PARCO DELLE API DEL MIELE!
potremmo organizzarlo in primavera! i bimbi si divertiranno un sacco
ma che meraviglia!! sarebbe bellissimo visitarlo 😀
Quante cose interessanti che non conoscevo!
hai scritto un resoconto toccante! 🙂
Ma che bello….mi hai davvero incuriosito*_*
Ti avevo seguita già allora, bellissima visita mi piacerebbe molto farla..quante cose si imparano da escursioni così
Davvero un evento interessante! Brava Tesor!